CASTELFRANCO - «Mi dicevano che mi inventavo i sintomi». Così una 21enne di Castelfranco, studentessa universitaria a Rimini, racconta l’inizio di un calvario durato circa 5 mesi. Tutto è cominciato lo scorso aprile. La ragazza aveva notato uno strano foruncolo. E si era rivolta al pronto soccorso dell’ospedale di Castelfranco. «Mi è stato detto che era una puntura d’insetto - racconta - quando invece si trattava di un’infezione da stafilococco aureo». Non solo. La 21enne di seguito ha passato anche gli ospedali di Feltre e Belluno. Ma solo in quello di Rimini è arrivata la svolta. «Dopo un semplice esame colturale e antibiogramma con un dermatologo specialista a Rimini», sottolinea la ragazza. Francesco Benazzi, direttore dell’Usl della Marca, si dice dispiaciuto per la vicenda. E promette che analizzerà il caso per capire cosa non ha funzionato al meglio.
LA VICENDA
Quel foruncolo strano e troppo arrossato aveva spinto la studentessa a rivolgersi al pronto soccorso di Castelfranco. Era il 12 aprile. «La prima diagnosi è stata puntura di insetto», ricorda. Di seguito è tornata a studiare a Rimini. E il 22 aprile si è presenta al pronto soccorso della città sulla riviera romagnola. «Qui invece si parla di ascesso», specifica la 21enne. Ma non è che l’inizio. Il 17 maggio un dermatologo all’Usl di Rimini le diagnostica un’infezione: «Favo sottoascellare». Il problema non scompare. Alla fine di luglio la studentessa torna in ospedale a Castelfranco: «E stavolta mi parlano di idrosadenite ascellare». Non convinta, preferisce rivolgersi anche altrove. Il 16 agosto si muove verso Feltre: «Mi avevano detto che c’erano medici bravi, così ho provato, ma dopo 4 ore di attesa ho deciso di tentare con Belluno».
A questo punto ha un ponfo sotto l’ascella, un rigonfiamento della pelle, sempre più arrossato e molto dolente. Si sospetta anche il morso di un ragno violino. A Belluno, però, la visita con la dottoressa di turno non produce risultati. Anzi: «Mi ha solo detto che avevo tanta immaginazione, e che mi inventavo i sintomi». Fortunatamente alla fine di agosto a Rimini si arriva alla diagnosi corretta. E all’inizio della cura. «Ogni medico dovrebbe essere scrupoloso e professionale, senza sminuire e ridicolizzare il paziente solo perché al pronto soccorso ti affidano il codice bianco – dice ora la 21enne con amarezza – questi episodi confermano non tanto la malasanità, ma la “mancata sanità”, a scapito di tutte quelle figure che lavorano quotidianamente con professionalità, senso del dovere e rispetto del paziente».
LA REAZIONE
«Il problema vero, forse, è stato alla base, con il medico di famiglia - dice Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria - la giovane è stata poi visitata anche un dermatologo. Non c’è molto da dire se non che è una cosa che purtroppo può capitare». «Per noi uno stafilococco aureo viene trattato come un codice bianco in pronto soccorso - aggiunge - forse era il caso di valutare meglio e fare un tampone, ma anche così per avere l’esito ci vuole qualche giorno».
Di qui l’invito a non generalizzare: «Mi dispiace molto per quello che è successo, di solito non è così, e certo non si può giudicare tutta la sanità pubblica - conclude Benazzi - non si può dire: “Non si sono accorti, quindi nella sanità pubblica sono dei cretini”. Prima di buttare la croce sul sistema, ci penserei due volte. Si è sempre presi da molto lavoro, è stato un concatenarsi di persone che hanno sottovalutato la situazione. Non posso rispondere per Belluno, ma sarà mia cura analizzare il caso e confrontarmi con il primario di Castelfranco chiedendo maggiore attenzione in futuro su situazioni di questo tipo».