Tutto è pronto per l’assalto finale. Un tour de force di sei gare diviso in due triplette. La prima tutta americana, con un via vai Nord-Sud. Si parte da Austin, in Texas, per fare una puntata a San Paolo in Brasile prima di rientrare in Messico. Tre settimane per tirare il fiato e l’altro tris consecutivo: dalla Strip di Las Vegas blitz nel Golfo dove sono in programma le gare finali, in Qatar e poi ad Abu Dhabi dove, l’8 dicembre, si spegneranno definitivamente i motori. Era tempo che un finale di stagione non si presentava così incandescente. Ci sono quattro scuderie che, di volta in volta, hanno dimostrato di poter vincere le gare e nel deserto texano si presenteranno con gli ultimi aggiornamenti per ribaltare ancora una volta la situazione.
Due squadre sono apparse più in palla nelle più recenti sfide, la McLaren e la Ferrari, davanti alla Mercedes ed alla Red Bull. Per gli austriaci è stata un’estate nera. Il cannibale non vince più dalla Spagna, una vita fa, mentre il reuccio è diventato Norris. La monoposto papaya ha assestato colpi importanti e si è acchiappato addirittura la vetta del Mondiale Costruttori che difficilmente, se i valori restano questi, mollerà. In quello Piloti Lando ha fatto una bella scalata, ma Verstappen ha un margine ancora rassicurante. Fra i Costruttori può dire la sua ancora la Ferrari che, non solo sulla carta, è in lotta per il Titolo. Non è facile, ma sarebbe la fine di un lungo digiuno in anticipo sull’arrivo di Hamilton. Non solo per questo la pressione è molto elevata.
Le squadre hanno spinto al massimo, infilandosi nelle pieghe del regolamento. Non è più come una volta, però, che c’era la caccia per acchiappare il team con il “sorcio in bocca”. Le monoposto hanno l’approvazione preventiva della Fia che garantisce per la loro regolarità e se qualcuno ha fatto il furbo è perché ha trovato lo spiraglio giusto. Chi non è in regola, è almeno in buona fede e la Federazione deve fare una specie di trattativa per raggiungere un accordo e sanare la situazione.
Quasi sempre, però, i risultati acquisiti non sono a rischio. È accaduto all’ala della McLaren a Baku dove, seppur passando le verifiche, aveva una specie di Drs automatico che entrava in azione ben prima del consentito. Ora sotto i riflettori c’è la Red Bull, nonostante l’appannamento in pista nell’ultimo periodo.
Newey e i suoi ragazzi avevano escogitato un marchingegno di cui la Fia era al corrente per variare in modo velocissimo l’assetto, soprattutto l’altezza da terra, su tre posizioni prestabilite. Il sistema ribattezzato T-Tray sarebbe vietatissimo se venisse utilizzato in regime di parco chiuso perché le monoposto devono avere la stessa altezza nel giro per la pole e per la prima parte del gran premio quando c’è il pieno di carburante. I più maligni sostengono che il geniale sistema sarebbe semplicissimo da usare e sarebbe stato attivato anche fra qualifiche e gara. I piloti della RB ed i tecnici, pur ammettendo la presenza del T-Tray, sostengono che veniva utilizzato nelle prove libere, quindi in modo legale.
Fia e il team sono in discussione e sembra che per il GP del Brasile la RB introdurrà una modifica che pone fine alle polemiche. In altre parole sarebbe la Red Bull ad andare incontro alla Federazione e non il contrario. Tornando alla pista la Ferrari non sembra che ad Austin, dove c’è la gara sprint e quindi poco tempo per fare prove e verifiche, utilizzerà un nuovo fondo, ma verranno introdotti tutta una serie di sviluppi di dettaglio che dovrebbero andare nella direzione giusta. Almeno così dicono i dati delle simulazioni. Leclerc è soddisfatto anche se sottolinea che Austin è un circuito molto completo, quindi meno adatto alle caratteristiche della SF-24. Secondo il monegasco su un tracciato come questo potrebbe rialzare la testa la Red Bull proponendosi come prima antagonista della McLaren.