Rosarino Procopio aggredito al Pronto soccorso di Lamezia Terme con un manganello, arrestato un 28enne. Il primario: «Assurdo non poter fare il proprio lavoro»

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È stato arrestato dalla Polizia per lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere, l'autore dell'aggressione ai danni del primario del Pronto soccorso di Lamezia Terme Rosarino Procopio, colpito ieri sera con un manganello. Si tratta di un 28enne lametino, Carlo Sacco, già noto alle forze dell'ordine. L'arresto è stato compiuto da personale del Commissariato della Polizia di Lamezia Terme in flagranza differita, in base alle nuove norme contro il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Al momento si trova nella camera di sicurezza del Commissariato in attesa della convalida da parte dell'autorità giudiziaria. 

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L'aggressione

Il primario del Pronto soccorso dell'ospedale di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, è stato aggredito ieri sera dai parenti di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva.

Procopio, durante il colloquio con i familiari, stava spiegando che il periodo di osservazione clinica era terminato, l'iter diagnostico concluso e la signora poteva rientrare a casa con la terapia prescritta dai sanitari. Uno dei tre parenti che erano presenti al colloquio, ha cominciato a inveire contro il medico opponendosi alla dimissione. Quando Procopio si è girato per rientrare nella sua stanza lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.

Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli uomini della sorveglianza aziendale, gli agenti del posto di polizia del pronto soccorso e agenti del Commissariato che stavano scortando un paziente. Accertamenti sull'episodio sono ancora in corso da parte della Polizia mentre l'Azienda sanitaria sta seguendo la vicenda garantendo la tutela legale al sanitario, in attesa di costituirsi parte civile contro l'autore dell'aggressione. «L'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro - è scritto in una nota - esprime profonda solidarietà al dottor Rosarino Procopio. Condannare un'aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l'utenza». «In questo caso - conclude l'Asp - non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva. Non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso. L'Azienda farà come sempre la sua parte».

Il racconto del primario

«Siamo arrivati ad un punto estremo dove il medico non ha più la libertà, serenamente, di decidere sulla terapia, sull'assistenza di un paziente. Praticamente siamo vessati tutti i giorni sia dai pazienti stessi ma anche dai familiari su cosa dobbiamo fare, su quale indagini richiedere, quando dimettere e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo perché non si lavora serenamente e poi si rischia, se poco poco si è contrari alle loro richieste, di subire fisicamente». Lo ha detto il primario del Pronto soccorso di Lamezia Terme, Rosario Procopio. «È la prima volta che succede a Lamezia una cosa di questo tipo e fisicamente il personale sanitario ne risente sul posto di lavoro». Procopio, che ha denunciato il suo aggressore, ha ripercorso quanto accaduto nella notte e parlato delle sue condizioni. «Sono completamente indolenzito - ha detto - non ho fratture sul torace, sulla scapola, né sull'avambraccio, per fortuna, dove sono stato colpito con questo manganello. Era uno sfollagente mi hanno detto poi i poliziotti che sono intervenuti. Sono molto indolenzito, però per fortuna non ho fratture». «Il discorso - ha aggiunto il medico - è che non hanno accettato la mia decisione di dimettere questa paziente che comunque era già da 24 ore nel nostro Obi, che è un servizio di osservazione breve, appunto perché vengono fatti degli accertamenti dopodiché il paziente o va a casa o viene ricoverato. In questo caso la signora doveva essere dimessa perché il suo iter diagnostico era stato completato, quindi non era più caso che rimanesse qui, dandomi modo, tra l'altro, di avere letti liberi durante la notte per altre persone». «Mi sento deluso - ha concluso il primario - perché in effetti finora, con tutto il personale sanitario, al di là di diverbi o di scontri verbali, qui a Lamezia, non era mai successo niente. Solo qualche vetro rotto da parte dell'utenza ma sul personale sanitario non era stato mai provocato alcun che di fisico».

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