Russia, il caso degli 8 soldati nordcoreani morti al fronte in un solo giorno. E i 18 disertori sono stati arrestati

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La guerra in Ucraina continua a espandersi, trascinando nel conflitto nuovi attori internazionali, inclusi soldati nordcoreani inviati a combattere al fianco delle forze russe. Un’informazione scioccante emersa recentemente riguarda la morte di otto soldati nordcoreani, mandati in prima linea a combattere una guerra voluta da altri, e uccisi dopo un solo giorno sul campo di battaglia. La notizia è stata rivelata attraverso una conversazione tra due mercenari cinesi e diffusa sui social media, alimentando nuove preoccupazioni sul coinvolgimento della Corea del Nord nel conflitto.

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Un bilancio disastroso

La conversazione tra i mercenari, condivisa sull’account X (ex Twitter) @whyyoutouzhele, ha visto protagonisti due combattenti cinesi, uno noto con lo pseudonimo di “Dian Yuzhang”, ancora attivo al fianco delle truppe russe, e un altro tornato in Cina, identificato come “Li Dafu”. Durante il loro scambio, Yuzhang ha confermato che «dopo solo un giorno, sono morte otto persone, ufficiali superiori», ridendo mentre raccontava l’episodio.

Il tono apparentemente leggero e stranamente allegro della conversazione non fa altro che evidenziare la crudeltà della situazione in cui questi soldati si sono trovati coinvolti.

Tali rivelazioni arrivano solo pochi giorni dopo che il Servizio di intelligence nazionale della Corea del Sud ha confermato che soldati nordcoreani sono stati addestrati in Russia e schierati per sostenere le forze russe logorate dalla lunga guerra. L’intelligence sudcoreana stima che fino a 12.000 soldati nordcoreani potrebbero essere inviati in Ucraina, mentre le fonti ucraine sostengono che molti di loro si stiano già addestrando nella Russia orientale.

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Parallelamente a queste morti, altre vicende mostrano quanto il coinvolgimento nordcoreano risulti forse inadeguato o poco studiato, per far fronte alle complessità della guerra. La scorsa settimana, 40 soldati nordcoreani sono stati lasciati senza cibo né istruzioni chiare in una foresta nella regione di Kursk. Diciotto di loro hanno disertato, abbandonando le loro postazioni per cercare i comandanti russi. Tuttavia, sono stati arrestati prima di riuscire a fuggire. Come riportato da Newsweek, questi soldati "disertori", potrebbero ora essere impiegati in operazioni definite “assalti di carne”, durante le quali soldati scarsamente preparati vengono mandati al fronte con poche possibilità di sopravvivenza.

L'adesione della Corea del Nord alla guerra

Gli episodi di diserzione e le morti tra le file dei soldati nordcoreani riflettono una realtà drammatica. L’impiego di truppe nordcoreane al fianco delle forze russe è parte di un accordo più ampio tra Vladimir Putin e Kim Jong Un, volto a rafforzare le truppe russe, indebolite dai continui scontri con le forze ucraine. Questa collaborazione, che ha sollevato l’allarme a livello internazionale, mira a consolidare l’alleanza tra i due leader, ma a un costo umano altissimo. 

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L’intensificarsi dei legami tra Mosca e Pyongyang sta preoccupando la comunità internazionale, specialmente Seul, che ha già convocato l’ambasciatore russo per esprimere il proprio dissenso. La Corea del Sud ha dichiarato che l’impiego di truppe nordcoreane non solo viola la Carta delle Nazioni Unite, ma rappresenta anche una minaccia diretta alla sicurezza della penisola coreana. Mentre la NATO e gli Stati Uniti non hanno ancora confermato ufficialmente il coinvolgimento di soldati nordcoreani, molti osservatori internazionali vedono la loro presenza come un potenziale fattore di ulteriore destabilizzazione.

L’invio di truppe nordcoreane, tuttavia, non si limita a supportare l’offensiva russa: per Kim Jong Un, questa mossa è anche un modo per rafforzare la sua posizione politica e militare a livello internazionale. L’intento è quello di dimostrare la capacità della Corea del Nord di essere un attore rilevante nello scacchiere globale, nonostante il rischio di pesanti perdite. Kim potrebbe sfruttare la partecipazione dei suoi soldati al conflitto per vantarsi della loro disponibilità a combattere, indipendentemente dal fatto che molti di loro potrebbero non fare mai ritorno.

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