L'ultimo scontro per una poltrona è quello fra Beppe Sala - sindaco di Milano, dove il potere si chiama cadrèga - e Goffredo Bettini - dominus della sinistra romana
Ormai non c'è più una sinistra, ma tante. Una sinistra sempre più civile e sempre meno sociale. Una sinistra-sinistra per attaccare meglio la destra-destra. Una sinistra sempre meno di sinistra e sempre più anti-destra. Una sinistra cattolica sempre più di sinistra e sempre meno cattolica... Ma c'è una cosa che dà identità a tutte le sinistre. Qualcosa che è essa stessa di sinistra. Un'istanza gramscianamente ed ergonomicamente di sinistra. Insomma: la cosa su cui la sinistra si poggia.
Ed è la poltrona.
L'ultimo scontro per una poltrona è quello fra Beppe Sala - sindaco di Milano, dove il potere si chiama cadrèga - e Goffredo Bettini - dominus della sinistra romana, dove il potere si chiama Pd - per decidere il nuovo presidente dell'associazione dei Comuni italiani. E il motivo della zuffa non sono neppure i candidati (uno appoggia il sindaco di Torino, l'altro quello di Napoli, e chissenefrega), ma come si sta arrivando alla scelta. Sala si è indispettito perché i leader delle sinistre si sono trovati a casa del suo avversario: «Non si può decidere il presidente nel salotto di Bettini». E Bettini si è offeso perché gli hanno rinfacciato di tramare all'ombra di Sala: «Era solo la festa del mio compleanno». Che però è il 5 novembre.
Poltrone e babà. Milani& Divani. Divani romani. Sala e salotti. C'è chi sale e c'è chi Sala.
La Sala dei bottoni. Bottoni e Bettini. Bettini e battoni. Bottoni e divani.
Forse è vero che per una poltrona non si cambia partito. Ma di fronte a certe cose può capitare di scambiare un partito per una grande poltrona.