Le foto le ha pubblicate Report, in esclusiva, nella nuova clip sull'inchiesta che andrà in onda stasera 27 ottobre alle 20.30 su Rai3. Sono gli scatti della ferita, alla testa, che avrebbero portato alla denuncia di Maria Rosaria Boccia da parte dell'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Il ministero della Cultura è stato attraversato dallo scandalo nato dai post sui social di Maria Rosaria Boccia che ha provocato le dimissioni di Sangiuliano. «Dopo aver rimesso l'incarico, l'ex ministro - si legge nel post di Report - ha poi denunciato l'imprenditrice di Pompei anche per aggressione.
La prova principale sarebbe la foto di questa profonda ferita in testa che Report mostra in esclusiva».
L'aggressione di Boccia nell'hotel Nazionale di Sanremo
«Secondo quanto dice Sangiuliano nella sua denuncia - spiega ancora Report - gli sarebbe stata causata lo scorso 16 luglio in una stanza dell'hotel Nazionale di Sanremo da Maria Rosaria Boccia alla fine di un'accesa discussione nata dopo l'annuncio del ministro di voler chiudere la loro relazione e di non voler lasciare la moglie». Report mostra anche uno stralcio dell'intervista esclusiva rilasciata da Sangiuliano al Tg1 in cui il ministro diceva: «Ho più volte ribadito, soprattutto nell'ultima fase, che io non intendevo lasciare mia moglie, che per me è la persona più importante della mia vita».
Nella puntata di report anche il caso Giuli
Le ultime ore prima dell'inchiesta di Report - che accenderà i riflettori sul passato di Alessandro Giuli dalla militanza giovanile alla gestione del Maxxi - scorrono lente e senza nuove clamorose indiscrezioni. «Probabilmente vedrò la puntata a casa, in diretta al telefono col mio legale», dice il titolare della Cultura. Che mette le mani avanti: «Non ho fatto nulla di sbagliato. Mai tradito la premier Giorgia Meloni» che «era a conoscenza» anche della sua collaborazione con la Lega. Ma non finisce qui. Il Fatto Quotidiano racconta uno sfogo del titolare della Cultura, tra il fuoco amico e quello di opposizione, con un confidente al ristorante: «Il mio cadavere sarà pieno di impronte digitali», «mica pensano che mi dileguo con le tenebre?».
All'interno di FdI la questione principale ora è quella di trovare un punto di caduta per andare avanti dopo le dimissioni dell'ormai ex capo di gabinetto del Mic, Francesco Spano, che hanno fatto crescere la tensione nel partito. Per rimpiazzare il dirigente e sostanziare quella indispensabile tregua interna si cercherebbe una figura di mediazione tra le diverse sensibilità in FdI. Una partita, non semplice, che toccherebbe direttamente i rapporti tra il titolare del Mic e Palazzo Chigi. Forse non a caso Giuli rivendica la sua indipendenza e le «ottime relazioni, alla luce del sole, con scrittori, artisti, cineasti», rapporti perfino «migliori» di quelle «con molti esponenti politici, compresi quelli» del suo «partito. In un governo il cui partito di maggioranza ha il 30% deve esserci spazio per una destra progressiva» e «questo è chiaro anche al primo ministro, che mi ha voluto qui, altrimenti non ci sarei io qui», sottolinea. Intanto, la trasmissione di Sigfrido Ranucci preannuncia via social: «È stato intervistato il referente della destra extraparlamentare neofascista e neonazista Rainaldo Graziani che ha raccontato le origini della vita politica dell'attuale ministro della cultura: lo definisce una figura brillante all'interno dell'organizzazione Meridiano Zero, movimento di ispirazione neonazista e influenze esoteriche». I giornalisti sulla militanza a Meridiano Zero chiedono una replica allo stesso Giuli: «Che c'era bisogno che lo dicesse Rainaldo Graziani? Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio - risponde il ministro - L'aquila tatuata sul petto? Si tratta di una riproduzione di una moneta del I secolo dopo Cristo, età imperiale», «non c'entra nulla il Ventennio». A comporre il quadro arriva anche la contro-anticipazione - sempre via social - dell'intervista a Graziani da parte del diretto interessato che rivendica il «diritto» a dichiararsi «illiberale» e su Giuli afferma: «È così bianco che più bianco non si può», «se ha deciso di stare con il sistema neoliberale è passato di là. Un autore sudamericano l'avrebbe definito il traditore bianco». Ranucci, in giornata, rende nota anche la richiesta di «Gasparri di fermare la puntata di Report. Noi siamo certi che non violiamo nessuna normativa Agcom. Ricordo a tutti che il silenzio elettorale riguarda i politici e i partiti, non i giornalisti», scrive il conduttore. La puntata, concomitante alle regionali in Liguria, torna ad affrontare la vicenda giudiziaria che ha scosso la Regione.