Sergio Castellitto si dimette dal Centro sperimentale di cinematografia. Il ministro Giuli: «Accolte con rammarico»

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Sergio Castellitto si è dimesso da presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, lo ha ringraziato e ha scritto in una nota che il Centro proseguirà il suo lavoro in continuità con l'impostazione data dal regista dimissionario. 

Alla base del passo indietro c'è una storia di consulenze affidate da Castellitto ed entrate nel mirino dell'opposizione parlamentare. Tutto comincia questa estate, a giugno, quando Marco Grimaldi, il vicepresidente del gruppo di AVS alla Camera, intraprende un battage mediatico contro il presidente del Csc accusato di spendere un po' troppo a cuor leggero. Consulenze e spese che avrebbero creato un buco in bilancio. 

Dal costoso affitto a Venezia all'incendio scoppiato nella Cineteca nazionale

Grimaldi ha denunciato anche il licenziamento di 17 tecnici (contratti tagliati per un ammontare di 189.000 euro) che erano impegnati nella digitalizzazione del patrimonio storico «mentre venivano attivati a consulenti vari incarichi per oltre 700.000 euro». E sarebbe stato licenziato in tronco dal presidente Castellitto anche il dirigente, da quarant'anni, Stefano Iachetti che difendeva i precari che lavoravano nella Cineteca Nazionale. Particolarmente grave è stata poi la storia dell' incendio scoppiato nella Cineteca nazionale che ha mandato al macero centinaia di pellicole, tra cui copie d'epoca di film come "Miracolo a Milano" o i provini di ammissione al Csc negli anni '50 di attori del calibro di Marcello Mastroianni (di cui nel 2024 si è celebrato il centenario della nascita). Non è finita qua. Tra le consulenze spulciate, Grimaldi ne scopre una a favore dell'ex produttore del regista. «Il bilancio di previsione 2024 evidenzia un deficit di circa 800.000 euro, pari quasi alle consulenze attivate, tra cui quella ad Angelo Tumminelli, che il presidente Castellitto ci tiene a precisare come non sia il suo agente.

Ha ragione. È stato il suo produttore, e comunque una persona con cui ancora in tempi recenti ha intrattenuto rapporti economici. E sono 105.000 euro. A 800 si arriva aggiungendo uno stuolo di avvocati».

Come se non bastasse, non è passata inosservata nemmeno la scelta di affittare una mega villa storica a Venezia, durante il festival del cinema, per 24mila euro. 

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Il caso consulenze: dalla moglie Mazzantini al produttore Tumminelli

Castellitto è stato accusato di conflitto di interessi dal M5s perché ha deliberato consulenze a persone a lui molto vicine. Ci sono 4 mila euro per Margaret Mazzantini, sua moglie dal 1987 e l'incarico ad Angelo Tumminelli per «attività di ausilio al Presidente con riferimento alle attività istituzionali della Fondazione» (105 mila euro). Anche le parcelle degli avvocati sono state fonte di polemiche (417 mila euro) o l'assunzione di un autista personale. «Questa eccellenza doveva essere spremuta a dovere. Non si spiega altrimenti il motivo per cui sotto la direzione di Sergio Castellitto si sia giunti a spendere oltre 500 mila euro in consulenze, con la ciliegina di 4 mila euro per la moglie Margaret Mazzantini. Ma la cosa più vergognosa è che tutto questo avviene mentre ci sono 17 tecnici che vengono lasciati a casa. Su tutto questo presenteremo un'interrogazione al neoministro Alessandro Giuli: è suo dovere fare chiarezza sull'ennesimo caso di una eccellenza culturale trasformata in un poltronificio a spese dei contribuenti», aveva tuonato il deputato pentastellato Gaetano Amato. 

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Ora il regista ha deciso di lasciare l'incarico ma il ministro Giuli sembra non prestare attenzione a tutte queste polemiche perché lo ha voluto ringraziare. «Accolgo con rammarico le dimissioni di Sergio Castellitto dalla presidenza della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, esprimendo gratitudine e stima al presidente uscente. L'attività del CSC proseguirà in continuità col lavoro intrapreso dal Consiglio di amministrazione già presieduto da Sergio Castellitto». 

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