È diventata una partita invisibile ormai. Sottotraccia. Con la decisione, presa già ieri mattina, di rinviare il voto non solo di Raffaele Fitto ma di tutti i vicepresidenti. Non a oggi, come previsto inizialmente, ma alla prossima settimana, con l'obiettivo di procedere con una votazione unica ed evitare sgambetti o tiri mancini. E per rasserenare il clima, intavolare trattative, è direttamente la presidente della commissione Ursula von der Leyen, che ieri nel mezzo del pomeriggio appare in Parlamento. Da lei i gruppi di maggioranza, Socialisti, verdi e Renew in prima fila, vogliono segnali politici che convincano del fatto che la maggioranza che la votò a luglio (Ppe, S&D, Renew e Verdi), dichiaratamente europeista, regge ancora. E la Von der Leyen incontra per questo socialisti e liberali separatamente per smorzare sul nascere il rischio che sia messo in discussione il via libera alla Commissione entro fine mese. Si cammina, tra mille insidie, insomma.
La premier Meloni
A intervenire, in serata, in difesa di Fitto, è direttamente la premier Giorgia Meloni, che loda «la sua competenza che, nel merito, gli è valsa l 'apprezzamento di moltissimi presenti di diverse famiglie politiche. Anche alcuni esponenti della sinistra italiana lo hanno riconosciuto, e li ringrazio per questo». Poi la sciabolata: «Ma per questo trovo inconcepibile che alcuni esponenti del Pd chiedano adesso di togliere al commissario italiano designato la vicepresidenza esecutiva della Commissione Europea. Vorrei sapere dalla segretaria del Pd se questa è la sua posizione ufficiale: sottrarre all'Italia una posizione apicale per impedirle di avere una maggiore influenza anche su chiave settori come agricoltura, pesca, turismo, trasporti e infrastrutture strategiche Possibile che preferisca mettere il proprio partito davanti all'interesse collettivo?».
Alla Meloni, infatti, non è sfuggito ciò che qualcuno ieri insinuava: ridisegnare le deleghe dei commissari designati. L'indice viene puntato sul Pd anche se i suoi esponenti lodano l'audizione del ministro del governo Meloni. «Non ho un'opinione negativa sulle risposte di Fitto, a partire dalla dichiarazione preliminare in cui ha precisato che non rappresenterà nella nuova funzione nessun partito e nessun governo, ma l'Europa», dice l'eurodeputato Raffaele Topo. E così il collega Dario Nardella. Che però precisa: «Fitto non è il problema, il problema è l'assetto della commissione stessa. Ci sono due piani per noi different: uno è l'audizione, l'altro è quello sul voto per la Commissione. Sono piani separati come chiedono i trattati proprio perché il voto sulla Commissione è un giudizio complessivo sull'assetto politico della Commissione ed è li che i Socialisti e democratici faranno presente la forte perplessità sull'attribuzione di un ruolo di vicepresidente a un esponente di Ecr che non ha votato von der Leyen a luglio». Le perplessità insomma sono tutte qui. E riguardano, in particolare, non gli esponenti dem italiani quanto i colleghi del gruppo socialista.
La partita dei vicepresidenti
Perché il voto su Fitto si è incrociato con quello della riconferma della socialista spagnola Teresa Ribera creando un corto circuito. I popolari minacciano infatti, per ritorsione al no dei socialisti a Fitto, di non votare la Ribera. Sarebbe una catastrofe per la maggioranza Ursula. Da qui la decisione di congelare anche i liberali Kaja Kallas (su cui non ci sono dubbi) e Stephane Sejournè così come il «patriota» Varhelyi. Perché se cade uno, rischiano di cadere tutti.
«La principale questione sul piatto riguarda la conferma di Ribera come vicepresidente esecutivo, ed è connessa con una polemica molto forte che c'è in Spagna a seguito della malagestione dell'alluvione di Valencia. Malagestione di cui anche lei è accusata da un ramo politico del Parlamento spagnolo e che si riverbera in anche in queste aule», sottolinea Carlo Fidanza capodelegazione di Fdi che aggiunge: «Nulla c'entra Fitto con questi ritardi, che avrebbe potuto essere votato oggi (ieri, ndr), passando ampiamente. Non c'è un accordo sul destino della Ribera e questo porta i gruppi di maggioranza a dover cercare un accordo più ampio, per consentire di portare a casa l'intero pacchetto». E anzi Fidanza apre: «Sul voto alla nuova Commissione Ue esattamente come fu 5 anni fa le diverse delegazioni nazionali del gruppo Ecr valuteranno autonomamente come esprimersi, la delegazione di Fratelli d'Italia sarà favorevole».
E ieri sera la Ribera, nella sua ultima audizione, non mette benzina sul fuoco al nome di Fitto. Consapevole come è che i due destini siano legati. «Rispetto la decisione presa da qualsiasi governo dei 27 Stati membri, rispetto il principio di collegialità e se sarò confermata lavorerò con tutti gli altri colleghi», dice non a caso la Ribera in audizione rispondendo a una domanda su Fitto.
Da qui, con le ultime audizioni chiuse solo ieri sera, quindi arriva poi la decisione di congelare tutto. I gruppi politici infatti hanno chiuso l'accordo di votare tutti assieme per evitare che uno dei vicepresidenti ottenga un giudizio negativo, egli sconfitti non abbiano poi la possibilità di rivalersi su un commissario del partito rivale perché già promosso dopo l'esame. Per questo si è decisoche i giudizi delle commissioni siano confezionati e resi pubblici nello stesso momento.