Lei non vede più da un occhio, non può lavorare, la sua vita e quella dei suoi familiari è cambiata per sempre. Ora Petronela Codreanu, ha paura. Ed è delusa, profondamente. Pasquale Serra, il 60enne vicino di casa a Golfo Aranci che le sparò con un fucile da sub una fiocina nell’occhio destro è libero. Prosciolto dal gup del tribunale di Tempio Pausania dall’accusa di tentato omicidio: il giudice nel giudizio abbreviato ha ritenuto che l’imputato, sebbene ritenuto da un perito capace di intendere e di volere al momento dell’aggressione, sia incapace di stare in giudizio in modo irreversibile, quindi non in grado di partecipare coscientemente al processo, come sostenuto da una perizia psichiatrica eseguita dal dottor Paolo Milia su richiesta degli avvocati difensori. Disposta anche la revoca degli arresti domiciliari poiché ritenuto «non socialmente pericoloso».
La tragedia avvenne il 2 giugno del 2023, nelle case popolari di via della Libertà. L’uomo prima tentò di far saltare la palazzina con una bombola poi se la prese di nuovo con quella famiglia che tanto odiava: entrò in casa e sparò alla donna, 43enne, davanti ai figli e altri testimoni, gridandole «ti ammazzo romena di me...». Dunque, nell’arco di pochi mesi dall’accaduto, l’aggressore è stato ritenuto capace di compiere il gesto e poi incapace di stare in giudizio in maniera irreversibile. La vittima si era costituita parte civile, rappresentata dall’avvocata Cristina Mela, chiedendo un risarcimento di 900mila euro che non arriverà mai poiché non c’è stata una condanna. «Petronela Codreanu ha perso totalmente la vista all’occhio destro ed è stato compromesso il muscolo che le consente di muovere la palpebra - spiega - non mi permetto di contestare l’esame non sono uno psichiatra ma rilevo l’atipicità di un soggetto che nel giro di nemmeno un anno riporti una incapacità totale irreversibile, poiché alcolista, con problemi di epilessia e respiratori. Un’ingiustizia clamorosa». Ancor più che l’uomo quella mattina aveva minacciato di far saltare la palazzina, i vicini se n’erano accorti e avevano chiamato i carabinieri, il marito di Petronela si era dato da fare per chiuderla. Da tutti i vicini, l’uomo disoccupato, «con reddito di cittadinanza», sempre ubriaco è stato definito pericoloso.
IL TERRORE
Ora Petronela ha paura. L’uomo andrà a vivere a 200 metri da lei, ma potrebbe anche rifiutarsi. Tra loro i rapporti erano sempre stati tesi, l’aveva già denunciato nel 2019. «Minacciava tutti anche i miei figli con un coltello, gli aveva gettato le bici nell’androne, noi ci eravamo comprati la casa e lui ci perseguitava», ricorda. In queste ore ha ricevuto tanti messaggi di solidarietà e rabbia, un amico le ha scritto «mi vergogno di essere italiano». Sì, perché Petronela 18 anni fa aveva scelto l’Italia e Golfo Aranci per far crescere la sua famiglia. «Mi sento molto delusa dalla giustizia italiana, mi sembra una forma di razzismo, oltre che una totale disattenzione per le aggressioni alle donne. Ho perso un occhio, sono invalida al cento per cento, i miei figli mi hanno vista mezza morta, sono ancora traumatizzati, in cura. E la giustizia non ha fatto il suo corso, mi hanno tagliato fuori, guardato solo lui, che mi ha sparato in casa. Mi chiedo dove è la legge». E ora ha paura di incontrarlo: «Io terrorizzata e senza un occhio e lui libero. E se mi dà una botta in testa? Neanche lo vedo. E penso anche ai miei figli, traumatizzati e vulnerabili. Al piccolo di 10 anni, come faccio a mandarlo a comprare il pane? Al grande, come potrebbe reagire, incontrandolo? Gli devo dire di stare bravo e calmo. Come è stato un pilastro nei momenti di difficoltà. Quanto a lui, chi mi garantisce che non fa altro?».
«Quel giorno - ricorda - mio marito ha aperto la porta su richiamo dei vicini, gridavano: “fuggite, scappate, Pasquale ha messo la bombola”». L’uomo si è infilato in casa impugnando il fucile, determinato. Petronela è amareggiata: «Ho scelto un paese libero e democratico per vivere con la mia famiglia, purtroppo non è così. Mi sento delusissima, c’è qualcosa che non va. Mi stupisce il pm, non ha letto i documenti, niente, si è fatto di tutto per scagionarlo». Chiosa l’avvocata Mele: «Gli unici che subiranno una limitazione della libertà sono loro. Per lui, neanche una libertà vigilata».