Giovanissimi che prendono in giro, anzi bullizzano di nuovo, spietati, una vittima proprio mentre son chiamati ad assistere all’anteprima nazionale del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, pellicola tratta dal romanzo autobiografico di Teresa Manes, la madre di Andrea, 15enne studente del liceo Cavour di Roma, che nel novembre del 2012 sotto l’assedio dei compagni arrivò a togliersi la vita. Ancora: pochi giorni fa, stanco di subire prepotenze e ricatti, Leonardo Calcina, 15 anni, si è ucciso a Senigallia.
Il film contro l’omofobia. Alla “prima” per le scuole si scatenano fischi e insulti
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, profondamente toccato, annuncia misure importanti. Un cambio di passo.
«Ho conosciuto la mamma di Andrea e ho potuto constatare quanto sia ancora grande il dolore e forte la determinazione affinché ciò che hanno passato il figlio e la sua famiglia non ricapiti più. Quello che è successo a Roma mi ha commosso e indignato anche per l’inciviltà, la vigliaccheria, lo squallore che emerge da comportamenti di questo tipo. Accadono come sempre nel buio (della sala, in questo caso), quando si accendono le luci tutti stanno zitti».
Un atteggiamento sempre più diffuso. Si può parlare di emergenza.
«Il bullo colpisce quando sa di farla franca, la sua viltà si esprime prendendosela sempre con un soggetto debole, fragile, sensibile che non può o non sa reagire. Non ha il coraggio di affrontare una persona più forte di lui».
Come fermare tutto ciò?
«Intanto ho chiesto alla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Anna Paola Sabatini di attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell’altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo».
Concretamente cosa intende promuovere?
«Nella nuova legge sulla condotta chi ha tenuto un comportamento offensivo dovrà approfondire il perché la società lo considera sbagliato e dimostrare di aver capito attraverso degli elaborati. Poi ci sono le attività di cittadinanza solidale obbligatorie, per imparare il valore della solidarietà. Con il 5 in condotta vi è la bocciatura, con il 6 si è rimandati a settembre. Quanto alla scuola deve avere l’obiettivo di sradicare questa mentalità, deve contribuire a sradicare il bullismo».
Come?
«La scuola ha un ruolo educativo fondamentale, non deve solo trasmettere la conoscenza della grammatica, della letteratura, della matematica. Ma essere un luogo dove formare cittadini maturi, responsabili, per questo ritengo fondamentale l’aver messo nell’educazione civica il tema del rispetto dell’altro e della responsabilità individuale. Ci siamo abituati a scaricare le colpe sulla società, invece di concentrarci sulla responsabilità di chi commette atti malvagi. Tornare a distinguere tra comportamenti buoni e cattivi, tra il “bene” e il “male”. Se perdiamo questa capacità di distinzione diventa tutto in qualche modo scusabile. Vedo purtroppo una deresponsabilizzazione diffusa».
La scuola deve prestare più attenzione.
«I docenti hanno un ruolo strategico. Negli anni si è verificato un aumento esponenziale del fenomeno del bullismo, non è un caso che anche i documenti dei vari organismi internazionali da 15 anni a questa parte abbiano evidenziato la drammaticità crescente del problema».
Un tempo si parlava di violenze da parte degli adulti, ora i giovani si devono difendere dai loro coetanei. Si possono individuare segnali, alert non raccolti?
«Ritengo che un ruolo certamente negativo lo abbiano anche i social che nell’anonimato scatenano le pulsioni più vigliacche e ignobili delle persone. Dietro un profilo fake che ti crei, puoi insultare e dileggiare chiunque. Credo sia arrivato il momento di regolamentare l’accesso ai social attraverso un’identificazione chiara con l’obbligo di fornire la carta d’identità, oltre al divieto sotto i 16 anni. È il momento di rifletterci sopra, vediamo se ci sarà consenso. Io lancio questa proposta».
E nella vita reale. Come muoversi?
«Insistere con la cultura del rispetto, con l’educazione civica, creare laboratori contro il bullismo dove siano i ragazzi stessi a testimoniare, raccontare le loro esperienze negative, di vittime e di bulli, stimolati e guidati dai docenti».
Come non ricordare Leonardo, vessato a tal punto da uccidersi pochi giorni fa a Senigallia.
«Incontrerò i genitori tra due settimane, verranno al Ministero, anche lì voglio andare fino in fondo tanto che ho chiesto una relazione più approfondita agli ispettori. Questa è una grande battaglia che dobbiamo combattere a difesa delle persone più deboli, miti, fragili. C’è un’insensibilità diffusa che ha raggiunto vette incredibili. Colpa del senso di impunità, non esiste più una forte condanna sociale, anzi, l’arroganza è stata presa come un modello sociale vincente. Dobbiamo riscoprire le radici culturali del volersi bene, la scuola deve essere il luogo del sorriso, dell’amicizia, dove si va con serenità».
Ognuno è chiamato dunque a un maggiore senso di responsabilità?
«Il fenomeno è più ampio: c’è anche una crescente indifferenza sociale, chi viene aggredito per strada una volta trovava sempre chi era pronto a difenderlo ora troppi si voltano dall’altra parte. Anche la maleducazione viene tollerata, come se fosse un fatto ineluttabile. Dobbiamo rimettere al centro la responsabilità individuale, senza spostare sempre le colpe sulla società».
Quel che veicolano social e media non aiuta.
«Purtroppo sono spesso veicoli di comportamenti aggressivi se non violenti. Si perde il senso della realtà, l’empatia, la sensibilità, la compassione. Pensiamo alla bellezza della parola compagno, che deriva dalle parole latine cum e panis, colui con cui si divide il pane, la quotidianità, un percorso di vita. Il compagno di classe, di banco, nasce da un’idea meravigliosa di condivisione e solidarietà, riscopriamone il senso nobile. Diciamo basta al bullismo, basta alla prepotenza e all’arroganza. Diciamo sì al rispetto verso ogni persona».