Fa chiarezza il sindaco Gaetano Manfredi: sulle famiglie da sgomberare e quelle già sgomberate e anche sul tema che i napoletani sembrano molto riottosi ad affittare le case a chi proviene da Scampìa. Ma il suo è anche un processo alla storia di Napoli e dunque del Paese. «Sulle Vele - dice - tutte le Istituzioni, senza distinzione alcuna, si stanno impegnando al massimo per risolvere uno scandalo in cui la concezione urbanistica io penso sia stata sbagliata, ma la responsabilità dello Stato, in tutte le sue articolazioni, è stata enorme perché alla fine è diventato un fenomeno da circo, ma nessuno si è mai preoccupato della gente che lì viveva e che soffriva in un posto assolutamente incivile all’interno di una città che è la terza d’Italia. Non ci possiamo permettere queste situazioni né a Napoli né in qualsiasi altro posto del Paese». Il sindaco parla a “In mezz’ora” su Rai3.
E prosegue nel suo ragionamento così: «Il problema delle Vele - spiega - è un classico problema italiano, è un problema di degrado, di sofferenza, di marginalità che non si è risolto per 40 anni e si è sempre alimentato perché attorno alle Vele si è costruito consenso politico, c’è stata un’economia che è vissuta attorno all’emergenza delle Vele e poi c’è stata anche la criminalità, perché non dobbiamo dimenticare che le Vele sono state il centro di uno dei clan più potenti, ormai distrutto, della camorra, che aveva nelle Vele una base. Il nostro impegno è risolvere i problemi e non rinviarli».
Come stanno oggi le cose? La certezza è che la Vela celeste è stata sgomberata dopo la tragedia del crollo del ballatoio - siamo a luglio - costata la vita a tre persone. Ed è una certezza anche il fatto che entro metà novembre le Vele rossa e gialla vanno sgomberate perché stanno messo peggio della Celeste. E a metà del mese prossimo è prevista l’installazione del cantiere per l’abbattimento che dovrà iniziare a inizio del nuovo anno. In mezzo c’è una problematica che non è di poco conto: gli sgomberati delle due Vele hanno difficoltà a reperire nuovi alloggi. Parola ancora al sindaco: «Ci sono pochissimi casi di persone che non hanno ancora trovato casa perché tutti hanno un contributo all’affitto».
Il sindaco si riferisce a una norma dello Stato con la quale a seconda della grandezza del nuclei familiare si ha un sostegno all’affitto che va dai 400 ai 1200 euro mensili. Norma finanziata dal Governo attuale per 3,5 milioni e per un milione dal Comune, fondi destinati a essere rimpinguati. «Esiste un tema - spiega ancora Manfredi - legato a delle difficoltà di alcune famiglie a trovare una casa in affitto, ma noi seguiamo tutti i nuclei familiari e li stiamo supportando con case pubbliche, con la Curia e con una serie di Istituzioni anche private». La Curia per esempio ha già messo a disposizione un conventi e sta facendo una ricognizione su altri beni. Lo stesso Comune è in campo. Con la Prefettura retta dal Prefetto Michele Di Bari che è sul pezzo e ha installato un tavolo a Palazzo di Governo che si riunisce ogni settimana per fare il punto della situazione.
ll progetto “Re-Start Scampia”
Manfredi a chi gli sostiene che il progetto “Re-Start Scampia” finanziato con fondi del Pnrr sia in ritardo replica in maniera secca. E ricorda che non ci saranno per le future nuove case che andranno assegnate a chi abitava nelle Vele e ha un regolare titolo per stare in quegli alloggi. «Abbiamo fatto un censimento e abbiamo un piano di reinsediamento delle persone e quindi tutti gli aventi diritto avranno la casa e in questa fase transitoria con il sostegno del Governo abbiamo provveduto a un sostegno economico per cui le famiglie che rientrano nel piano di reinsediamento hanno un contributo di autonoma sistemazione per trovare una casa alternativa per questi due anni, che è il tempo per completare la realizzazione degli immobili sostitutivi, demolire le due Vele e garantire una prospettiva per non parlare ancora di Vele tra 20 anni come lo si è fatto negli ultimi 40».
Rispetto al cronoprogramma, Manfredi sottolinea che «i fondi utilizzati sono del Pnrr e dunque per il 2026 devono essere completati i primi 250 appartamenti». Progetto che prevede un sostanziale ridisegno dell’intero quartiere dove giova ricordare che ospita una facoltà universitaria della Federico II - quella delle professioni sanitarie - che pian pianino sta cancellando dall’immaginario collettivo Gomorra. Sede universitaria visivamente molto impattante e simbolica: un edificio cilindrico di sette piani di cui due interrati, progettata da Vittorio Gregotti e finanziata con 50 milioni dalla Regione e 7 milioni dal comune.