Viene investito e perde 39 anni di ricordi, il neurologo: «Un caso rarissimo, va studiato. Mai vista un'amnesia così estesa»

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Per Davide Quaranta , neurologo del policlinico Gemelli, docente di Neuropsicologia e Neuroscienze cognitive all'Università Cattolica di Roma, un vuoto di memoria di 39 anni è sicuramente «un caso atipico, da studiare».

Di cosa si tratta?
«L' amnesia post traumatica , anche con una lesione cerebrale, generalmente copre gli anni o le settimane oi mesi precedenti all'evento traumatico. Il meccanismo della memoria, infatti, fa sì che quello che noi speriamo nel quotidiano viene memorizzato temporaneamente. Poi, questo ricordo si consolida con meccanismi che prevedono che tracce di memoria vengano trasferite dall'ippocampo, che è la prima stazione di codifica, alla corteccia cerebrale».

Quando si manifesta, in genere?
«L'esempio caratteristico è quello della persona che ha un trauma cranico e non ricorda la dinamica del trauma: gli istanti precedenti generalmente non sono ricordati. Possono non esserci ricordi che si estendono anche alle settimane, addirittura ai mesi precedenti, però sicuramente questo caso rappresenta una anomalia, è atipico per la durata della cosiddetta amnesia retrograda».

Cosa vuol dire?
«Un'amnesia può essere anterograda e una retrograda. La prima non ci permette di memorizzare nuove informazioni, quella retrograda non ci permette di accedere ai ricordi precedenti. Di fatto, in un trauma cranico può esserci perdita di memoria temporanea per gli istanti precedenti all'incidente; ma di solito non c'è una perdita dei ricordi precedenti. L'atipia di questo caso, che meriterebbe di essere studiata in maniera approfondita, dal punto di vista neuropsicologico è costituita dal fatto che questa amnesia si estende per un periodo di tempo così lungo. È un caso estremamente interessante, perché ridefinirebbe i confini della durata dei meccanismi che portano al consolidamento, alla stabilizzazione del ricordo, al punto tale da renderlo resistente all'impatto traumatico. I ricordi possono essere persi o prima che siano consolidati, tipico nell'amnesia del trauma cranico, oppure possono rendersi inaccessibili per altre vie, ad esempio come succede nell'amnesia dissociativa».

In che senso?
«Nell'amnesia retrograda di natura dissociativa il soggetto per meccanismi diversi, che non sono legati alla malattia neurologica o al danno cerebrale diretto, possono non avere accesso a periodi della loro vita, più o meno lunghi, più o meno associati ad eventi rilevanti. Non dimentichiamo che il trauma cranico, al di là del dato fisico, è di per sé un trauma dal punto di vista psicologico».

Può capitare a chiunque?
«Rimanendo solo nel campo delle ipotesi, è possibile che un evento traumatico su una persona che ha già di per sé una predisposizione ad avere degli eventi dissociativi favorisca l'insorgenza di un'amnesia dissociativa. Però non è evento che succede spesso».

I ricordi si possono recuperare?
«Dipende dall'eventuale presenza del danno cerebrale, dall'estensione dell'amnesia, se la persona dopo un trauma abbia o no un periodo di coma e se ci sono altre complicanze neurologiche. Un recupero delle capacità di memoria può avvenire con percorsi riabilitativi per la ricostruzione almeno parziale dei ricordi, utilizzando delle tecniche della reminiscenza».

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