Virus respiratorio sinciziale, un super anticorpo che protegge i neonati: ecco come funziona il nuovo farmaco

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Una delle minacce peggiori per i neonati e i piccoli di pochi mesi è il virus respiratorio sinciziale (RSV), la cui “stagione” si apre proprio in questi giorni e durerà fino a marzo del prossimo anno. Questo virus è causa di almeno il 75% di tutte le forme di bronchiolite, un’infezione virale acuta che attacca le vie respiratorie dei piccoli di età inferiore ad un anno e che solo lo scorso anno ha causato in Italia oltre 15 mila ricoveri, dei quali tremila in terapia intensiva. Il pericolo da RSV riguarda tanto i bambini nati a termine, che i pretermine e sia i nati sani, che quelli con condizioni patologiche associate, che li rendono fragili.

I SINTOMI

«Più dell’80% dei casi di ricovero in terapia intensiva per patologie correlate al virus respiratorio sinciziale - ha affermato Alberto Villani, coordinatore Area Pediatria Universitaria Ospedaliera dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - coinvolge bambini privi di precedenti clinici rilevanti. Solo nella scorsa stagione epidemica (2023-2024), all’Ospedale Bambino Gesù si sono verificati 750 ricoveri e 3 decessi a causa della bronchiolite provocata dal virus respiratorio sinciziale». Ottantamila i casi nel 2023. Segni e sintomi dell’infezione da RSV in genere compaiono qualche giorno dopo l’esposizione al virus. Negli adulti e nei bambini più grandi, in genere causa congestione e secrezioni nasali, tosse secca, febbricola, mal di gola, starnuti e cefalea; insomma una specie di brutto raffreddore. Negli anziani e nelle persone con cardiopatie o malattie polmonari, l’infezione da RSV può essere molto impegnativa, per questo in questi soggetti è raccomandata la vaccinazione.

Ma è proprio nei neonati e nei bambini di pochi mesi che l’infezione può assumere la maggior gravità, perché il virus può attaccare le vie aeree inferiori, causando bronchiolite (una grave infiammazione dell’albero respiratorio) e polmonite. I piccoli presentano febbre, tosse importante, sibili espiratori, respirano sempre più rapidamente e con difficoltà e la situazione richiede l’attenzione immediata del medico. Finalmente però c’è un modo per scongiurare i rischi inerenti a queste epidemie stagionali da RSV ed è la cosiddetta “immunizzazione passiva”, che consiste nel somministrare ai neonati e ai più piccoli un anticorpo monoclonale preventivo. «Un farmaco preventivo, che va ad agire su una patologia estremamente diffusa e grave soprattutto nei neonati – commenta Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) - è la risposta che serve per gestire al meglio le patologie correlate al virus respiratorio sinciziale». E mentre dal congresso ID Week 2024 di Los Angeles, organizzato dalla Società di Malattie Infettive americana arrivano buone notizie sui risultati di una serie di studi di fase 2-3 sul clesrovimab, un anticorpo monoclonale preventivo, efficace nel ridurre di oltre il 60% le infezioni delle basse vie respiratorie e di circa il 90% i ricoveri da RSV.

L’INTESA

In Italia tutto è pronto, dopo una serie di stop-and-go burocratici delle scorse settimane, per inaugurare la prima campagna di immunizzazione passiva su scala nazionale contro l’RSV, con l’anticorpo monoclonale nirsevimab. Il farmaco è già stato utilizzato lo scorso anno in alcuni Paesi europei (Spagna e Francia) e in Valle d’Aosta, che per l’Italia ha rappresentato una regione pilota. Ma adesso è arrivato il momento di offrirla a tutti i bambini italiani. Dal prossimo novembre dunque, neonati e piccoli di tutte le Regioni potranno accedere gratuitamente al nirsevimab, grazie ad un’intesa sancita la scorsa settimana in Conferenza Stato Regioni che, oltre ad aver stanziato 50 milioni per la copertura della campagna, ha previsto la cosiddetta “cessione solidale” di una parte delle scorte di questo anticorpo, da parte delle Regioni che se ne sono già approvvigionate, a favore di quelle rimaste indietro.

L’OSPEDALE

Per quanto riguarda le strategie di somministrazione del farmaco, la tendenza delle varie Regioni è di somministrare l’anticorpo monoclonale direttamente in ospedale ai bambini nati durante la stagione del RSV (ottobre-marzo) e presso strutture sul territorio per i bambini nati “fuori stagione RSV”, cioè da aprile a settembre di quest’anno. Un altro modo di proteggere i neonati e i più piccoli dalle insidie di questo virus è quello di somministrare alla madre durante la gravidanza (tra la 32° e la 36° settimana di gestazione) un vaccino contro il RSV. In questo modo gli anticorpi materni vengono trasmessi al bambino, che risulterà protetto per i primi sei mesi di vita. 

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