Giuseppe Conte licenzia Beppe Grillo: ha annunciato la sua decisione di non rinnovare il compenso di 300 mila euro al fondatore del Movimento 5 stelle perchè sarebbe «responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale». Lo ha annunciato nel nuovo libro di Bruno Vespa "Hitler e Mussolini – L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa)" in uscita il 30 ottobre, edito Mondadori. Tuttavia, dallo staff di Grillo arriva la smentita: «A noi non risulta, il contratto è ancora in vigore. Ad oggi, non c'è stata alcuna comunicazione in merito».
Ma tra i due non corre buon sangue ormai da un po', soprattutto da quando è iniziato il processo costituente del Movimento 5 Stelle, che mira a riformare profondamente il partito, inclusa la possibilità di cambiare nome, simbolo e persino alcuni principi fondanti del Movimento, come l'abolizione del limite del doppio mandato.
A tutto questo si sono aggiunti negli ultimi mesi scambi pubblici di accuse tra i due leader del partito, su blog, post e anche nelle interviste. Il partito è completamente diviso e quello tra Grillo e Conte sembra un eterno tira e molla, un rapporto mai veramente decollato.
L'inizio del declino
Le tensioni tra Conte e Grillo si acuirono nell'estate del 2021, quando il Movimento 5 Stelle attraversava una profonda crisi di consensi. Il partito si era diviso durante le discussioni sulla possibilità di sostenere il governo di Mario Draghi e cercava una nuova leadership. Conte, forte della popolarità ottenuta durante i suoi due mandati da presidente del Consiglio, era visto come la figura più autorevole all'interno del Movimento. Tuttavia, entrò in polemica con il fondatore, dichiarandosi disposto a guidare il M5S a condizione che Grillo ridimensionasse il suo ruolo di garante. In caso contrario, avrebbe rinunciato. Alla fine i due trovarono un'intesa: Conte assunse la leadership del partito e Grillo si ridimensionò. In cambio, ottenne un compenso di circa 300mila euro all’anno come consulente nel settore della comunicazione.
Le elezioni di giugno
Le criticità tra Conte e Grillo sono riemerse dopo le elezioni europee di giugno, in cui il Movimento ha ottenuto un risultato magro, scendendo per la prima volta sotto il 10%. Il 17 giugno, durante uno spettacolo teatrale, Grillo scherzò causticamente, affermando che «Silvio Berlusconi ha preso più voti da morto che Conte da vivo». Questo segnò la ripresa di una sorta di guerra fredda tra i due. Conte rispose annunciando l’avvio di «un percorso rigenerativo» per rilanciare il M5S, quello che verrà poi definito processo costituente.
Botta e risposta
Ma il partito ambito e anelato da Conte non va giù a Grillo, che passa subito all'attacco: arriva l'auto-intervista del fondatore M5S pubblicata direttamente sul suo blog in cui, sprezzante dell'operato di Conte, dice: «Sono d’accordo con tutte le cose che dice Giuseppe Conte, che poi sono tre. D’altra parte come si fa a non essere d’accordo sul fatto che la guerra, la povertà e le malattie siano cose brutte?». Conte, dal canto suo diffonde un video in cui promuove l'iniziativa dell'assembla costituente. Il 5 settembre Grillo interviene di nuovo: «Ormai è chiaro come il sole: a ottobre (quando ci sarà la fase deliberativa dell'Assemblea Costituente del Movimento -ndr) vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte» cominciava così il lungo post pubblicato sul blog. Poi, di nuovo, Grillo scrive a Conte per chiedergli informazioni sui criteri utilizzati nell'processo costituente. La lettera viene pubblicata sul suo blog il 12 settembre.
Contro il campolargo
Il garante accusato spesso di comportarsi come “un padre padrone”, in questi mesi ha contestato numerose volte l'apertura di Conte al campo largo. Per lui la linea politica andrebbe condivisa: «queste scelte perché non vengono decise alla Costituente? E viene esclusa la Comunità 5 Stelle?», le domande di Grillo ai suoi interlocutori. E non servirebbe dunque a rilanciare il dibattito interno neanche la scelta di convocare l'Assemblea Costituente e tantomeno il suo percorso. Perché Conte - è la tesi di Grillo - vuole farsi «un partito tutto suo». Parole pesanti, «esternazioni e tentativi» che «delegittimano l'assemblea degli iscritti» e «contrastano con gli specifici obblighi contrattuali che il Garante ha sottoscritto con il M5S per ciò che concerne malleveria e consulenza comunicativa», mettono in chiaro fonti del Movimento.