È il 9 novembre 1989. Il muro di Berlino corre per 43 chilometri e divide in due la città tedesca dal 1961. Nel tardo pomeriggio è prevista una conferenza stampa del governo della Germania dell'Est. All'ordine del giorno non ci sono argomenti particolarmente caldi. Il giornalista dell'ANSA Riccardo Ehrman arriva alla conferenza in ritardo e si accorge che non ha perso dettagli significativi. «Era una noiosa conferenza stampa, come tutte quelle del regime comunista della Germania orientale. Durò quasi due ore. Il portavoce, Schabowski, aveva parlato di cose fatte e da fare e aveva anche accennato, nello stesso tono monocorde di sempre, al fatto che era possibile che il regime avesse commesso qualche errore», ha ricostruito 30 anni dopo con i colleghi dell'agenzia. Ehrman si mette in ascolto, cerca di capire il filo e prova a strizzare il succo dall'eloquio un po' noioso del membro del comitato centrale Günter Schabowski. Sia Ehrman che Schabowski, in quel preciso momento, sono protagonisti attivi della Storia. Ma ancora non lo sanno.
La conferenza stampa volge al termine. Sono le 18.50 circa. Ehrman cerca la notizia, cioè un'informazione che per qualche motivo qualcuno non vuole sia divulgata e che possa essere di pubblica utilità. Così pone a Schabowski una domanda, frutto della suggestione di una sua fonte. Parte da una parola pronunciata in conferenza: "errori".
Come crollò il Muro di Berlino? La storia dei viaggi nell'Ovest concessi e la domanda del giornalista italiano Riccardo Ehrman
«Signor Schabowski, lei ha parlato di errori. Non crede di aver commesso un errore quando poche settimane fa avete annunciato una nuova legge sui viaggi che non cambiava nulla?». La Germania dell'Est aveva annunciato un disegno di legge sulla libertà di movimento che faceva pochissime concessioni e che aveva l'obiettivo di sedare le tante proteste dei residenti della DDR che chiedevano più democrazia e più libertà. Oltre 600 persone furono uccise dal fuoco dai soldati delle truppe di frontiera della Repubblica democratica oppure morirono nel corso del tentativo di fuga. Solo nei pressi del Muro di Berlino tra il 1961 e 1989 ci sono stati almeno 140 morti.
Il 6 novembre il governo aveva pubblicato una bozza di legge che avrebbe dovuto concedere l'uscita permanente da Berlino est, senza diritto di ritorno. Si trattava di un modo per fermare le fughe di massa delle persone attraverso la Cecoslovacchia. Erano scoppiate forti proteste a Berlino ma anche a Lipsia e nelle altre città della Germania orientale. Perciò la bozza di legge era stata ulteriormente ritoccata la mattina del 9 novembre e disponeva dei visti speciali senza requisiti particolari per compiere viaggi privati. Un provvedimento che rende di fatto inutile il Muro.
Così Schabowski, per rispondere alla domanda di Ehrman, spiega che no: «Noi non facciamo errori». E tirò fuori dalla tasca un foglietto, con cui annunciava appunto che tutti i cittadini tedeschi orientali avrebbero potuto varcare tutte le frontiere, senza passaporto. Una notizia dirompente. Cioè? Aveva cioè annunciato che i viaggi privati all'estero sarebbero stati possibili senza «prova di idoneità, motivi di viaggio o legami familiari». Ai tanti giornalisti che lo riempiono di domande tipo da quando sarebbero entrare in vigore le disposizioni lui dice che, per quanto ne sa lui, anche se nel suo appunto non c'è scritto il regolamento sarebbe entrato in vigore «immediatamente».
Il notiziario della Germania Ovest trasmette l'annuncio di Schabowski alle 20 e titola: «La DDR apre la frontiera», e così i berlinesi dell'Est iniziano a presentarsi ai posti di blocco al confine con Berlino Ovest pronti a esercitare il loro nuovo diritto di viaggiare. Le guardie di frontiera non avevano ricevuto istruzioni e non avevano idea di cosa fare.
Alle 21:20, per alleviare un po' la pressione creata dalla folla, le guardie al posto di controllo di Bornholmer Strasse lasciarono partire le prime persone per Berlino Ovest, sebbene il capo delle unità di controllo passaporti avesse fatto timbrare i loro passaporti come non validi. Alle 23:30, tuttavia, la folla era diventata così grande che, ancora senza ordini ufficiali, alla fine alzò la barriera. Nell'ora successiva, circa 20.000 persone riuscirono ad attraversare il ponte Bösebrücke senza essere controllate. Più tardi quella sera, furono aperti gli altri punti di attraversamento all'interno della città. Quella notte crollò il Muro di Berlino senza che fossero pronunciate le parole: crollo, muro, Berlino.
Quando Ehrman si precipitò a dettare la notizia «prima di tutti gli altri», non venne creduto. «Il capo ebbe paura di un abbaglio, e tenne ferma la notizia per una ventina di minuti...», ha raccontato l'allora corripondente dalla DDR . In seguito il governo tedesco ha omaggiato Ehrman con un importante riconoscimento: la croce al merito. Domanda breve, effetto enorme.