Un nuovo terremoto al Ministero della Cultura ha portato ieri alle dimissioni del capo di gabinetto, Francesco Spano, subentrato a Gilioli e costretto a lasciare con una lettera ad appena 10 giorni dalla nomina. Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, aveva anticipato «nuovi casi Boccia, sempre al ministero della Cultura» aggiungendo: «Giorgia Meloni ha un nuovo problema».
Il presunto conflitto di interessi
Al centro della vicenda c'è Marco Carnabuci, il marito di Spano che ha ottenuto un posto al Maxxi quando il ministro Alessandro Giuli era presidente della Fondazione. Carnabuci ha avuto un contratto dal 2018 al 2021, confermato nel 2022 da Spano, nel frattempo arrivato al Maxxi come segretario della fondazione. Il possibile conflitto di interessi, quindi, riguarderebbe solo gli ultimi due anni, cioè da quando Spano e Carnabuci sono una coppia.
Proprio su questo punto è intervenuta ieri la Fondazione Maxxi, presieduta dalla consigliera Maria Bruni, che ha precisato che, al momento dell'insediamento di Giuli al Maxxi, Spano «ricopriva già il ruolo di segretario generale della Fondazione», facendo intendere che il contratto con Carnabuci è stato rinnovato tutti gi anni. Il che significa che Carnabuci era già sotto contratto quando Spano era al Maxxi come segretario generale.
Alessandro Giuli, scivoloni e troppa sicurezza: il Ministro della cultura diventa una trappola
Quel che è certo, ricostruzioni a parte, è che la premier Meloni abbia delegato la gestione del delicato dossier al fidato sottosegretario Alfredo Mantovano, che ieri ha ricevuto Giuli per un chiarimento. Una fiducia a tempo sarebbe stato quanto accordato col titolare del Mic, in attesa di comprendere l'evolversi della situazione. Un caso Sangiuliano 2 l'ha rinominato qualcuno.
Busnego, Mollicone e la sorella di Giuli: tutti i protagonisti della vicenda Spano
Il centrodestra in verità non ha mai gradito la nomina di Spano, avvocato civilista stimato ma già finito nella bufera ai tempi del Governo Conte, quando guidava l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar). Fu accusato di aver dato un finanziamento a un'associazione lgbtq+ che poi si è scoperto essere coinvolta in un'inchiesta di prostituzione. Finì nel mirino della destra allora, e lo è finito anche dopo la nomina a capo di gabinetto del Mic. Ed è qui che si inseriscono nella vicenda altri protagonisti.
Come il coordinatore di FdI del Municipio IX di Roma Fabrizio Busnego, che in una chat del partito della premier Meloni - a cui partecipano parlamentari, addetti stampa ed ex deputati - ha definito Spano «pederasta» ed è stato costretto a dimettersi. Chat che poi è finita nelle mani del sottosegretario Fazzolari, il curatore della comunicazione dell'esecutivo che ha iniziato a fare "fuori" chi sbaglia i toni.
Ma al caos si aggiunge ulteriore caos. Il motivo, una lite in pubblico tra Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura in quota FdI, e la sorella del ministro Giuli, Antonella, addetta stampa di FdI a Montecitorio e amica di Arianna Meloni. La scena si svolge in Transatlantico. Lei lo accusa di aver parlato con un giornalista, lui nega. «Perché negare? Sei una persona piccola piccola», lo accusa. E aggiunge «vabbè, ne riparleremo». Allora Mollicone le si avvicina e urla: «Mi stai minacciando?».
Qualcuno a quel punto porta via Antonella, che ricompare con il fratello che placa gli animi: «Lasciatemi fumare con la mia presidente». Da lì, poco dopo, il colloquio con Mantovano e le dimissioni di Spano. Ma si affacciano ulteriori indiscrezioni, come quella di una presunta relazione di Spano con un uomo di FdI, emersa in una chat del Dipartimento Famigia in cui sono iscritti i vertici di FdI. Qualcun altro, invece, ipotizza che dietro la nuova puntata di Report vi siano le lunghe mani dell'ex ministro Gennaro Sangiuliano.
Dentro FdI la tensione è alle stelle. Un ministro, riferendosi a Giuli, dice che «se va a casa lui, andiamo a casa tutti». Ma Meloni, riflette qualcuno, non può permettersi una nuova cacciata dopo il Boccia-gate. In FdI preferirebbero "controllare" Giuli ed evitare gaffe. Rimane da vedere se lui accetterà un minore spazio di manovra. Nel frattempo, si attende la puntata di Report di domenica. Quando si capirà anche, forse, chi sono gli attori della vicenda ancora rimasti nell'ombra, quelle «alte cariche del partito» di cui ha parlato Ranucci.