Gino Cecchettin è e resterà per sempre il padre di Giulia, come tutti lo conoscono. In questo ultimo anno il suo modo di vivere, elaborare e reagire al dolore l'hanno trasformato in un'istituzione. Un ruolo che ha accettato come un dovere e per il quale ringrazia la figlia Elena, che dopo la morte della sorella ha scelto di continuare a darle voce lasciando un segno di sofferenza nella storia dell'Italia.
Filippo Turetta, la premeditazione e la reazione dei genitori: «Temevo non volessero più vedermi»
«Se domani non torno»
Cosa c'è di diverso nell'omicidio di Giulia? Niente, le storie degli uomini che tolgono la vita alle donne sono sempre uguali. Tra le pagine dei giornali, i casi di cronaca che parlano delle ragazze aggredite e uccise dai fidanzati sono tante e sembrano tutte seguire lo stesso copione. Ciò che tiene vivo il ricordo di Giulia negli italiani è la sua famiglia. Sua sorella con il padre Gino hanno scelto di reagire alla sofferenza assumendosi la responsabilità di diventare un simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Subito dopo la scomparsa, Elena ha denunciato le responsabilità della società, del patriarcato e della cultura dello stupro, dando vita a una riflessione che ha coinvolto attivamente tantissime persone. Tutto è cominciato con una poesia: «Se domani non torno» di Cristina Torres Cáceres, diventata il canto di una ribellione contro ogni forma di violenza patriarcale.
Gino Cecchettin
Oggi Gino è conosciuto in tutta Italia per il suo impegno nella lotta alla violenza di genere e per la sensibilizzazione della società sul problema dei femminicidi. Prima di essere conosciuto come il padre di Giulia, ha studiato Ingegneria Informatica all’Università di Padova, Cecchettin ha coltivato una passione per l’elettronica e il software, lavorando come sviluppatore già durante gli studi. Dopo la laurea, nel 2000, avvia la sua prima impresa nel settore tecnologico, con una visione che presto supera i confini nazionali. Le esperienze lavorative lo conducono nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Spagna e in Francia. Questo percorso lo ha portato infine, nel 2018, a fondare 4neXt, un'azienda specializzata in soluzioni per la gestione dei dati, dedicata al settore dell’automazione.
Nei suoi discorsi pubblici adesso resta poco della matematica ma tanto della razionalità. Sopravvivere a sua figlia è stato un dolore che l'ha cambiato e che gli ha consentito di conservare i tanti ricordi di Giulia come tanti piccoli momenti da preservare. La capacità rara di un uomo che ha conosciuto la sofferenza prima con la morte della moglie nel 2022 e poi con quella di Giulia esattamente un anno fa.
Le iniziative
Dopo l'11 novembre 2023, Gino ha lanciato la Fondazione Giulia, dedicata alla figlia, lavorando ogni giorno per sostenere altre famiglie e diffondere consapevolezza e quest'anno ha lavorato alla pubblicazione del libro Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia. Attraverso presentazioni del libro e incontri pubblici in Italia, Gino si è aperto ad un dialogo con i giovani, spiegando l’importanza di riconoscere i meccanismi del potere maschile sulle donne. «Mia figlia Elena mi ha aperto gli occhi, parlandomi del concetto di potere maschile sulle donne», ha affermato, raccontando che inizialmente anche lui non aveva compreso appieno come l'omicidio di Giulia fosse legato alla cultura patriarcale.