Hacker rubavano i dati dei politici, furti dalle banche dati e informazioni rivendute. Arresti a Milano

3 settimane fa 18

Informazioni segretissime, rubate direttamente dalle Banche dati strategiche nazionali e poi rivendute ai media e con fini privatistici.

Sei persone, tra attuali ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, hacker e consulenti informatici, sono state destinatarie di misure cautelari, eseguite ieri, nell’ambito di un’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Milano insieme alla Dna.

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Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere e accesso abusivo a sistema informatico, in quattro sono finiti agli arresti domiciliari, tra cui un ex poliziotto. Per altri due, invece, sono state emesse misure interdittive. Tra gli obiettivi dei furti di dati sensibili, ci sarebbero stati anche politici e personaggi noti. Le intrusioni negli archivi e la diffusione delle notizie riservate, secondo l’ipotesi della procura, sarebbero avvenute per fini economici.

LE BANCHE DATI
Come ha spiegato il procuratore di Milano Marcello Viola in una nota diffusa a sua firma, le informazioni sarebbero state rubate da banche dati come Sdi delle forze dell’ordine, Serpico, utilizzata dall’Agenzia delle entrate, Inps, Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente) e Siva (Sistema informatico valutario). Si tratterebbe di un’attività che veniva svolta prevalentemente su commissione da parte di veri e propri clienti, durante la quale gli arrestati avrebbero ricercato informazioni di qualunque tipo – da quelle bancarie a quelle giudiziarie, fiscali o sanitarie - estrapolandole e diffondendole a pagamento a chi le aveva richieste. Nella giornata di ieri, sono state eseguite decina di perquisizioni in Italia e all’estero e, oltre agli arresti, il giudice per le indagini preliminari di Milano ha disposto anche il sequestro di alcune società.

GLI ACCERTAMENTI
Un’inchiesta, quella coordinata dal sostituto procuratore di Francesco De Tommasi della Dda di Milano – guidata dal procuratore Marcello Viola – e dal pm della Dna Antonio Ardituro, che nascerebbe da una precedente indagine milanese sulla criminalità organizzata, che avrebbe portato a scoprire il furto di informazioni – definite dalla Procura «sensibili e segrete» - dalle banche dati per «finalità di profitto economico e di altra natura».

LE ACCUSE
Al momento, tuttavia, agli indagati non vengono contestate al momento condotte di agevolazione delle mafie. L’indagine ricorda tanto il noto caso di presunto dossieraggio su cui ha indagato la Procura di Perugia e per la quale sono stati iscritti nel registro degli indagati il tenente Pasquale Striano e l’ex pm della Dna Antonio Laudati e che arriva soltanto poche settimane dopo quella di Bari su accessi abusive a banche dati. In quest’ultimo caso erano stati spiati i conti correnti della premier Giorgia Meloni, del presidente del Senato Ignazio La Russa e dei ministri Crosetto e Santanchè.

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