12 Dicembre 2024 8:38
A poco più di sei mesi dalle audizioni sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, continuano i lavori della commissione bicamerale d’inchiesta. A Fanpage.it il deputato e vicepresidente della commissione Roberto Morassut (PD) spiega a che punto siamo, dai dossier in Vaticano sul caso Orlandi all’architettura criminale in cui si inserisce la scomparsa delle due quindicenni nel maggio e nel giugno 1983.
Intervista a Roberto Morassut
Membro della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana nel gruppo del Partito Democratico e primo firmatario della proposta sull'istituzione della Commissione Bicamerale d'inchiesta sui casi Orlandi e Gregori.
Sono passati poco più di sei mesi dall'inizio delle audizioni da parte della commissione bicamerale sui casi di scomparsa di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, rispettivamente scomparse nel maggio e nel giugno 1983. A che punto della commissione ci troviamo adesso e come giudica il lavoro svolto fino ad ora?
Attualmente ci troviamo nella fase di ascolto. A nostro avviso, per il momento, si è rivelata molto interessante e proficua. Sta facendo emergere aspetti nuovi che poi spero si possano comporre in un quadro utile a diradare tante nebbie.
Ultimamente giravano alcune voci sulla possibilità di interrompere i lavori della commissione prima della data prevista, nel 2027, poi smentite dal presidente della commissione De Priamo.
Confermo quanto già dichiarato dal presidente De Priamo. I lavori della Commissione proseguiranno per tutto il tempo consentito dalla legislatura in corso. Alle attività di audizione e di raccolta documenti che sono in corso seguirà un lavoro di stesura di una o più relazioni conclusive. È del tutto evidente che siamo di fronte ad una mole di lavoro notevole che richiede tempo. Tutti gli elementi più significativi vengono e verranno trasmessi alla Magistratura che sta svolgendo il proprio lavoro di ripresa delle indagini.
In una delle ultime audizioni il comandante della gendarmeria del Vaticano, Domenico Giani, ha parlato della ricerca per una ricostruzione storica sul caso Orlandi. Qualche giorno dopo il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi ha confermato l'esistenza di un dossier sul caso, nonostante per molto tempo dalla Santa Sede avessero provato a negarla.
Che vi fosse un fascicolo in Vaticano era noto. Forse, anzi quasi sicuramente ve n’è più di uno, secondo quanto dichiarato nel giugno scorso dal Procuratore di giustizia vaticana Diddi. Cosa contengano questi fascicoli lo vedremo e sarà reso pubblico al momento opportuno. Così è stato detto recentemente proprio dalla Procura vaticana. Questo mi sembra corretto, essendo in corso da parte loro degli approfondimenti.
Nella fase di raccolta dei documenti, in qualità di commissione bicamerale di inchiesta, c'è la possibilità di chiedere di poter prendere visione del dossier?
Noi caldeggiamo questa possibilità. In alcuni casi è già stata accolta con favore. Va precisato, però, che la Commissione, nel richiedere materiali che sono oggetto di procedimento istruttorio di organi di giustizia peraltro non italiani deve usare molta accortezza. Diverso è se personalità delle varie espressioni amministrative o di giustizia vaticana ritengono di volere dare, con audizioni, un contributo al lavoro della Commissione.
Di personalità che hanno a che vedere con il Vaticano in commissione in questi sei mesi se ne sono viste parecchie. Alcune religiose, penso a padre Miserachs per fu fra gli ultimi a vedere Emanuela il giorno della scomparsa, penso più di recente proprio al comandante Giani e al suo vice, Alessandrini. La lista di persone vicine o interne al Vaticano è ancora lunga?
Aldilà dei nomi specifici sui quali non posso dire nulla perché sono riflessioni riservate degli organi di presidenza ribadisco quanto detto precedentemente. Ogni contributo è utile anche dalle varie espressioni amministrative o della giustizia vaticana. Finora abbiamo avuto segni di collaborazione. Spero si prosegua così.
Penso, ad esempio, alla pm Simona Maisto co-titolare delle indagini aperte nel 2006 con Capaldo, all'agente segreto Gangi, dal giornalista Andrea Purgatori fino a monsignor Morandini che definì la scomparsa di Emanuela Orlandi come una "falla fra Stato e Chiesa". E fra i personaggi che si sono occupati del caso ma sono morti prima di poter essere convocati in commissione c'è qualcuno che avrebbe potuto davvero fare la differenza, secondo lei?
Ce ne sono diversi. Ma ce ne sono al contempo ancora molti che possono essere, anzi credo sono, decisivi.
Pensa che la commissione si stia avvicinando alla verità?
Noi non stiamo risolvendo un giallo, questo sia chiaro. La ricostruzione di una architettura criminale, perché di questo comunque parliamo, che ha portato alla scomparsa di Emanuela Orlandi e forse anche di Mirella Gregori, magari non sotto la stessa mano o regia è fondamentale per capire meglio anche i fatti specifici. È la lettura di un pezzo di storia italiana e forse del "potere" stratificato, articolato che ha sempre in Roma un suo centro nevralgico. E che da sempre si nutre di danaro e anche di sesso. Questa architettura è fatta di adescatori professionali, che agivano e forse ancora agiscono con metodo, di "distributori" e di utilizzatori finali. Questa architettura, secondo me, può spiegare molte cose.
Crede che l'opinione pubblica, in tutti questi anni, abbia già trovato una sua verità sul caso?
Può darsi. Occorre ricordarsi, però, che mettere dei volti dietro queste caselle spetta relativamente a noi ma soprattutto agli organi della giustizia italiana e vaticana – ognuno per quel che può essere utile.
Sebbene gli avvocati delle famiglie siano stati fra i primi a parlare di "due vicende separate", nella stessa commissione si analizza sia la scomparsa di Emanuela Orlandi che quella di Mirella Gregori.
Il lavoro della Commissione procede parallelamente su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Sono casi separati perché, sicuramente, non c’è stata una regia che ha agito per tappe con il fine di prelevare prima l’una e poi l’altra con un obiettivo unitario. Almeno questo è ciò che credo io.
Vero è che le scomparse sono avvenute nello stesso anno, a distanza di poco più un mese e che le ragazze avevano la stessa età, ma da tempo l'avvocato Nicodemo e la stessa sorella Antonietta Gregori sostengono che Mirella sia stata vittima di un intreccio "più semplice e a chilometro zero".
Possono trattarsi di due episodi diversi di una macchina criminale unica capace di avvalersi di condizioni diverse, territorialmente diverse. A volte a chilometri zero, a volte per contiguità di frequentazione. Vede, due ragazze così piccole – ma non solo loro, anche tante altre – per essere portate via nel silenzio assoluto devono essere ingannate da qualcuno di cui pensavano di potersi fidare. Perché sono ragazze serie, legate alle famiglie e attente. Quindi c’è una capacità professionale nel catturarle. Questo, credo, sia uno dei nodi di tutta la vicenda.