Papa Fransceo taglia lo stipendio dei cardinali, da novembre qualche centinaio di euro in meno (sui quasi 5mila in busta paga)

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CITTÀ DEL VATICANO - Dal primo novembre le buste paga dei cardinali che lavorano in curia saranno più leggere.

Con una lettera indirizzata «ai principali collaboratori del Collegio cardinalizio» e firmata dal potentissimo capo della Segreteria per l'economia, il prefetto Maximino Caballero è arrivata la ferale comunicazione che in questa fase di riforma economica occorre «un segno di concreta dimostrazione dello spirito di servizio ed essenzialità».

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Stipendi dei cardinali tagliati

Proprio come aveva indicato Papa Francesco anche di recente, poiché la situazione economica complessiva non è per niente assestata. Di conseguenza è stato ravvisato il bisogno di un contributo a cominciare da coloro che svolgono ruoli apicali.

Per farla breve una decurtazione su due voci dello stipendio, una relativa alle spese di segreteria, denominata «gratifica per la Segreteria» e l'altra riguardante «l'indennità di Ufficio» finora riconosciute tra gli emolumenti mensili.

GLI EMOLUMENTI

Gli stipendi dei porporati con incarichi nei dicasteri, in tutto una trentina, non oltrepassano i 5 mila euro, comprensivi di benefit e voci aggiuntive. Le decurtazioni annunciate dovrebbero gravare per qualche centinaio di euro. Un sacrificio simbolico che il Papa spera posa essere accolto «nel più autentico spirito di cooperazione per il bene della Chiesa». La scorsa settimana Francesco aveva mandato ai cardinali stavolta a tutti agli oltre 200 componenti del Collegio cardinalizio una comunicazione in cui anticipava che la spending review già in corso andava irrobustita con ulteriori misure. Inoltre incoraggiava ogni capo dicastero a far funzionare al meglio le strutture cercando di gravare il meno possibile sulle casse comuni.


Come? Trovando sponsorizzazioni e aiuti all'esterno, facendo fundraising in modo trasparente ed efficace. Un po' come fanno le grandi fondazioni umanitarie basate soprattutto sulla raccolta di fondi dei benefattori. Scriveva Francesco: «La riforma ha posto le basi per l'attuazione di politiche etiche che consentano di migliorare il rendimento economico del patrimonio esistente () A ciò si accompagna l'esigenza che ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione, facendosi esempio di una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa».

LA SITUAZIONE

A stretto giro, lo zar della Segreteria dell'Economia Maximino Leto ha ripreso in mano la questione ricordando il contesto non facile per le casse vaticane, già pesantemente segnate dalla batosta del Covid, anticipando l'avvio di diverse iniziative per cercare di contenere la spesa. «Altre misure sono allo studio da parte dei competenti organismi e richiederanno i contributi da parte di tutti in termini di impegno e disponibilità alla rinuncia rispetto ai modelli di operare consolidati nella prassi nel corso degli anni». In parole povere, la musica è cambiata.


L'obiettivo è arrivare al deficit zero, meta definita «realizzabile» anche se non sarà così semplice visto che l'Obolo di San Pietro cala ogni anno mentre cresce il peso degli stipendi degli oltre 4 mila dipendenti d'Oltretevere per i quali ogni mese l'Apsa stacca un assegno di quasi dieci milioni di euro. Due anni fa il gesuita padre Guerrero Alves, predecessore dell'attuale prefetto della Segreteria per l'Economia, prima di andarsene «per motivi personali», aveva mettendo in guardia il Papa che servivano decisioni coraggiose per far quadrare i conti.

I TIMORI

Guerrero si diceva molto preoccupato per la non sostenibilità del sistema economico, pensionistico, finanziario. A questo timore se ne aggiungeva un altro: il continuo calo delle donazioni necessarie per le spese correnti. Nell'ultimo bilancio, il deficit ha superato gli 83 milioni di euro. Da qui un nuovo cammino che impone sacrifici per tutti e il Papa ha iniziato proprio coi cardinali di curia.

Nel frattempo, alla vigilia del prossimo Concistoro, uno dei futuri cardinali che il Papa aveva individuato - il vescovo indonesiano Paskalis Bruno Syukur gli ha fatto sapere di non avere nessuna intenzione di ricevere la berretta rossa. A Francesco non è restato altro che accettare. Il motivo addotto pare sia per il suo «desiderio di continuare a crescere nella vita sacerdotale».

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