Lei, Giorgia Meloni, vuole «guardare avanti». E prova a lasciarsi alle spalle il polverone intorno al ministero della Cultura con un pranzo domenicale insieme all’uomo del momento. Due ore a tu per tu con Alessandro Giuli, il ministro-giornalista che la premier blinda per gli anni, o almeno i mesi a venire. Perché un altro inciampo sul terreno accidentato della Cultura può far davvero ballare il centrodestra al governo. Caso chiuso? Niente affatto. È stata un’altra domenica di passione per il Collegio Romano. Scandita dall’attesissima (e contestata) puntata di Report dedicata al can-can al ministero.
LE IMMAGINI
Tra le rivelazioni, la foto esclusiva di una ferita profonda inferta a Gennaro Sangiuliano da Maria Rosaria Boccia, la consulente ed ex amante del ministro della Cultura di Fratelli d’Italia dimessosi a inizio settembre. Uno squarcio sul capo, diversi punti di sutura a chiuderlo: è la traccia lasciata da una lite furibonda tra il ministro e la sua consulente-ombra lo scorso 16 luglio in una stanza dell’Hotel nazionale di Sanremo.
Dietro l’alterco, spiega la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci, una brusca discussione sulla relazione segreta che Sangiuliano vuole troncare su tutti i fronti, anche quello professionale, per restare insieme alla moglie. Boccia reagisce. E lo fa lasciando una ferita evidente che solca il capo e si trasforma nei mesi a venire nella cicatrice apparsa nell’ormai famosa intervista di Sangiuliano al Tg1, a pochi giorni dal passo indietro. Il ministro denuncerà Boccia per aggressione. Sono istantanee che riportano a galla gli affanni del dicastero che tiene i cordoni della cultura italiana.
All’attuale ministro, Alessandro Giuli, è dedicato però il grosso del servizio di Report. Che accende i riflettori sul suo passato, i trascorsi in gioventù nel movimento di destra estrema Meridiano Zero («Ma io ho già raccontato tutto», si difende lui). Soprattutto Report torna sul caso Spano, il capo di gabinetto nominato da Giuli e allontanato dopo pochi giorni fra le polemiche, finito nel mirino di un pezzo di governo per una vecchia indagine e i suoi rapporti con l’associazionismo Lgbtq.
E ancora, un «nuovo caso Boccia» con la denuncia del critico d’arte Alberto Dambruoso: era stato incaricato dal ministero di occuparsi di una mostra sul Futurismo. Dopo un anno e mezzo il dietrofront: «Mi hanno comunicato che dovevo fare un passo indietro perché erano arrivate voci irriguardose al ministero nei miei riguardi e che non avevo avuto alcun incarico formale». Accuse, sospetti. È ormai una serie a puntate. Quella di Report ha acceso gli animi nel centrodestra nei giorni scorsi. E forse non è un caso se proprio ieri Meloni ha deciso di incontrare Giuli. Mentre incombe la puntata di Report con più di un servizio che tocca il governo. Il racconto del “sistema Genova” e delle infiltrazioni mafiose, mentre le urne in Liguria sono aperte. Poi ancora, una strage di migranti a Roccella Jonica, il naufragio di una barca a vela a 120 miglia dalle coste calabresi, decine di morti «tenuti nascosti» dal governo per evitare, è la lettura di Report, «un nuovo effetto Cutro». Meloni intanto prova a disinnescare il caso-Cultura. Palazzo Chigi fa sapere che il pranzo con Giuli si è svolto in un clima «conviviale» e a tavola si è fatto il punto «sulle future attività del ministero». Come a dire: ora si volta pagina.
È questo, in sostanza, il messaggio recapitato a Giuli, che conosce Meloni da tempo. D’ora in poi si lavorerà insieme, pancia a terra sui tanti progetti in cantiere per la cultura, dai musei e le mostre al cinema e lo stesso Giubileo. Come insieme andranno decise anche le nomine al ministero, vero pomo della discordia nel partito leader del centrodestra dove la decisione di Giuli di nominare capo di gabinetto Spano, funzionario vicino al Pd e considerato fedelissimo dell’ex presidente del Maxxi Stefania Melandri, difensore del mondo Lgbtq, ha diviso e fatto infuriare l’area pro-Vita. Giuli viene rassicurato dalla presidente del Consiglio: «Nessun commissariamento». Quasi a smentire le voci circolate su tensioni fra il neo-ministro e un pezzo del cerchio magico della premier a Palazzo Chigi.
LE CONDIZIONI
Lui, l’ex presidente del Maxxi, rivendica la sua autonomia. Lo fa, tra l’altro, intervenendo alla trasmissione “La lingua batte” su Rai Radio 3: «Anche un ministro deve avere dei margini riconoscibili di indipendenza, soprattutto nella misura in cui esprime, seppure nelle vesti istituzionali, tutti gli intellettuali - che lo vogliano o no anche Scurati o Saviano - ma nella misura in cui si fa espressione di un governo il cui partito di maggioranza ha il 30% deve esserci spazio per una destra progressiva, non reazionaria, allergica a qualsiasi lacerto di nostalgia». E ancora: «In quel 30%, per fortuna dico io, c'è una maggioranza che deve riconoscersi nella Costituzione, ed è la linea invalicabile». Segue avviso ai naviganti: «Questo è chiaro anche al presidente del Consiglio che mi ha voluto qui. Altrimenti io qui non ci sarei».