Biden doveva rititarsi molto prima e non a luglio, non dopo il disastroso confronto tv alla CNN con Trump. Questo in sintesi il pensiero di Nancy Pelosi. C'era da aspettarsela questa guerra scoppiata nel Partito democratico americano. L'analisi del voto, e della vittoria di Donald Trump, sta portando a una girandola di accuse incrociate, molte delle quali scagliate contro il presidente in carica Joe Biden. «Poteva rititarsi prima, si dovevano celebrare le primarie, non avrebbe dovuto sottovalutare le sue debolezze cognitive», ecco solo alcune delle riflessioni emerse nella sinistra americana.
Guerra aperta nella sinistra americana, Nancy Pelosi: «Biden doveva lasciare la corsa molto prima»
Oggi si registra questo attacco frontale a Biden da parte dell'ex Speaker della Camera (nei primi due anni del mandato di Biden) e influente leader dem Nancy Pelosi.
C'è anche lei dietro il passo indietro imposto a Biden a metà luglio.
Il presidente avrebbe dovuto rinunciare prima alla rielezione e permettere «primarie aperte», ha detto Pelosi al New York Times. Ecco le sue parole.
Representative Nancy Pelosi suggested in an interview with The New York Times that it would have been better for the Democratic Party if President Biden had abandoned his re-election campaign sooner and the party held a primary process to replace him. https://t.co/INyEgtwQFZ
— The New York Times (@nytimes) November 8, 2024
«Se il presidente si fosse ritirato prima, ci sarebbero stati altri candidati in corsa. L'idea era che, se il presidente si fosse fatto da parte, ci sarebbero state primarie aperte», ha detto la democratica, affermando che questo avrebbe potuto rafforzare la posizione di Harris. «Come ho detto, penso che Kamala avrebbe fatto bene e si sarebbe rafforzata - ha spiegato - ma questo non lo sappiamo, non è successo, noi viviamo con quello che succede e perché il presidente ha subito dato il suo endorsement a Kamala Harris ha reso quasi impossibile avere delle primarie aperte. Se lo avesse fatto molto prima - ha concluso riferendosi alla rinuncia alla rielezione - sarebbe stato diverso».
Una breve ricostruzione di quello che è successo. Un'ora dopo il passo indietro Biden dichiarò subito il suo endorsement alla sua vice Kamala Harris. L'intento era quello di far proseguire la campagna democratica nel solco della sua presidenza. Biden ci teneva molto a fare un secondo mandato, a entrare nella storia in qualche modo. E per farlo ha soffocato lo strumento principe per scegliere il candidato presidenziale: le primarie (che in America sono aperte e danno la possibilità anche agli elettori dello schieramento avversario di partecipare).
Alcuni democratici avevano provato a chiedere delle primarie rapide ma è una proposta che non ha mai preso piede e non è stata accolta dal Comitato nazionale democratico e dai delegati della convention.
Perciò questa estate, ad agosto, i democratici sono arrivati alla Convention con il cambio in corsa pilotato: Harris al posto di Biden. E all'inizio anche i sondaggi hanno registrato un certo entusiasmo da parte degli elettori che però a ottobre si è "smontato".
Non sappiamo ancora se i Repubblicani oltre al Senato prevarranno anche alla Camera. Intanto Pelosi è stata rieletta a San Francisco e ha dichiarato che continuerà a difendere la classe operaia sulle questioni economiche. Una dichiarazione che è una risposta diretta ai commenti sferzanti di Bernie Sanders (progressista indipendente del Vermont, esponente dell'ala più a sinistra del partito). Per lui la sconfitta si spiega proprio con un sostegno poco convinto alle preoccupazioni economiche. La sinistra americana si è concentrata troppo sulla politica identitaria, ha detto Sanders.
Obama ha diramato solo un comunicato scritto dopo la vittoria di Trump. Anche lui è atteso al varco: come spiegherà la sconfitta di Kamala Harris?