Putin, le condizioni per il cessate il fuoco: congelamento, 22% del territorio ucraino e le 4 regioni da spartire

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Il conflitto in Ucraina potrebbe essere finalmente vicino a una sua possibile conclusione. Mosca sembra pronta a negoziare un cessate il fuoco con Kiev, con gli Stati Uniti a fare da intermediari. Tuttavia, Putin ci tiene ad essere molto chiaro: una pace con l'Ucraina sarà possibile solo se verrà accettata una serie di condizioni che potrebbero ridefinire i confini fisici dell'Ucraina, oltre a limitare la libertà del paese di aderire ad alcune organizzazioni internazionali. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando cinque fonti anonime vicine al Cremlino.

I termini di Mosca

Secondo le indiscrezioni, Mosca accetterebbe in linea di massima di congelare il conflitto lungo le attuali linee del fronte, con margini per negoziare sulla divisione delle regioni orientali di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Tuttavia, il Cremlino non intende fare concessioni territoriali significative, considerando le quattro regioni (il 22% di tutto il territorio) «parte integrante della Federazione Russa». Al momento, le forze russe controllano circa il 70-80% di questi territori, mentre i restanti 26.000 km² rimangono sotto il controllo ucraino.

Inoltre, due delle fonti citate affermano che la Russia potrebbe ritirarsi da alcune piccole aree occupate nelle regioni settentrionali di Kharkiv e meridionali di Mykolaiv, dimostrando una possibile flessibilità in cambio di progressi nei negoziati. Tuttavia, per quanto riguarda la Nato, Mosca insiste affinché Kiev rinunci alle sue ambizioni di aderirvi, condizione considerata imprescindibile per una risoluzione del conflitto. 

Il dilemma di Zelensky

La disponibilità di Putin a un dialogo mediato dal neoeletto presidente Trump suggerisce un cambiamento nella strategia diplomatica russa. Tuttavia, le condizioni poste da Mosca lasciano poco spazio di manovra, soprattutto per quanto riguarda la questione territoriale e l’allineamento geopolitico di Kiev, che inoltre, accettando i negoziati potrebbe trovarsi di fronte a una fase di instabilità politica.

Infatti, secondo Putin, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky starebbe tentando di evitare i colloqui di pace per non revocare la legge marziale, cosa che lo obbligherebbe ad affrontare le elezioni presidenziali nel suo Paese, dove le sue possibilità di vittoria (sempre secondo Putin) sarebbero minime. 

Nel frattempo, il primo ministro ungherese Viktor Orbán avrebbe incontrato Putin a Mosca, proponendosi come mediatore e garante di una futura pace in Europa. Orbán starebbe tentando di convincere Putin ad aderire a nuove iniziative di pace, oltre che a costruire un rapporto pacifico con l'Europa dopo il conflitto. «L’Ungheria è uno dei pochi Paesi in grado di mantenere contatti con entrambe le parti», ha sottolineato il premier ungherese, aggiungendo che il dialogo avviato rappresenta un primo passo verso la fine della guerra.

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